Di Gualtiero Alunni
Il Decreto Sblocca Italia è un velenoso menù che porta con se le ennesime devastazioni e cementificazioni. Tanto asfalto inutile e costoso, poca attenzione alla mobilità ferroviaria dei pendolari, mancano le risorse per la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio e delle scuole, per le bonifiche e la lotta al dissesto idrogeologico.
La propaganda è una profonda gola mediatica, da cui esce che dal provvedimento arriveranno 100mila posti di lavoro.
Si continua a spingere sull’asfalto, finanziando le grandi opere autostradali a cui vanno risorse pubbliche dirette e attraverso la defiscalizzazione, con il sostegno a interventi mortali per il territorio. Si incentivano le trivellazioni per il petrolio e un nuovo cemento da semplificazioni per interventi edilizi in aree demaniali.
Allarme sulle conseguenze dell’articolo 45 del decreto: una norma riservata ai fondi immobiliari di investimento, per i quali, anche in concorso con la Cassa e Depositi e Prestiti, è prevista la concessione o il diritto di superficie su beni pubblici, anche demaniali non utilizzati, per la realizzazione e lo sviluppo di progetti urbanistici-edilizi. Tradotto: i fondi comuni che investono nel mattone potranno ottenere in concessione, aree pubbliche costiere per realizzare interventi edilizi in deroga anche ai piani regolatori.
Il Ministro Lupi ha introdotto una norma che favorirà la proprietà fondiaria e i grandi costruttori a scapito dell’interesse pubblico. Si tratta dello sportello unico edilizio, che toglie la pianificazione urbanistica ai Comuni: Se, entro 30 giorni, chi presenta una domanda per edificare non riceve una risposta dalle amministrazioni interessate, il funzionario dello sportello unico assume la funzione di commissario ad acta per il rilascio delle concessioni. Una follia perché la finalità della norma è quella di esaurire, ovvero cementificare, tutte le previsioni edificatorie dei Piani regolatori dei comuni italiani: l’esatto opposto del consumo di suolo zero.
Ne abbiamo abbastanza per parlare di interesse pubblico violato e chiedere a Renzi/Lupi di ritirare il provvedimento. Invece dal Governo, viene rivendicata la trivellazione, perché “se c’è il petrolio in Basilicata sarebbe assurdo, in questo momento, rinunciarvi". La scusa per Renzi riguarda la crisi energetica e con l'occasione ha sferrato un nuovo attacco alle comunità ecoresistenti "affette da comitatite".
La propaganda è una profonda gola mediatica, da cui esce che dal provvedimento arriveranno 100mila posti di lavoro.
Si continua a spingere sull’asfalto, finanziando le grandi opere autostradali a cui vanno risorse pubbliche dirette e attraverso la defiscalizzazione, con il sostegno a interventi mortali per il territorio. Si incentivano le trivellazioni per il petrolio e un nuovo cemento da semplificazioni per interventi edilizi in aree demaniali.
Allarme sulle conseguenze dell’articolo 45 del decreto: una norma riservata ai fondi immobiliari di investimento, per i quali, anche in concorso con la Cassa e Depositi e Prestiti, è prevista la concessione o il diritto di superficie su beni pubblici, anche demaniali non utilizzati, per la realizzazione e lo sviluppo di progetti urbanistici-edilizi. Tradotto: i fondi comuni che investono nel mattone potranno ottenere in concessione, aree pubbliche costiere per realizzare interventi edilizi in deroga anche ai piani regolatori.
Il Ministro Lupi ha introdotto una norma che favorirà la proprietà fondiaria e i grandi costruttori a scapito dell’interesse pubblico. Si tratta dello sportello unico edilizio, che toglie la pianificazione urbanistica ai Comuni: Se, entro 30 giorni, chi presenta una domanda per edificare non riceve una risposta dalle amministrazioni interessate, il funzionario dello sportello unico assume la funzione di commissario ad acta per il rilascio delle concessioni. Una follia perché la finalità della norma è quella di esaurire, ovvero cementificare, tutte le previsioni edificatorie dei Piani regolatori dei comuni italiani: l’esatto opposto del consumo di suolo zero.
Ne abbiamo abbastanza per parlare di interesse pubblico violato e chiedere a Renzi/Lupi di ritirare il provvedimento. Invece dal Governo, viene rivendicata la trivellazione, perché “se c’è il petrolio in Basilicata sarebbe assurdo, in questo momento, rinunciarvi". La scusa per Renzi riguarda la crisi energetica e con l'occasione ha sferrato un nuovo attacco alle comunità ecoresistenti "affette da comitatite".
Ennesimo regalo alle società concessionarie delle autostrade, a cui si vorrebbe concedere un prolungamento delle concessioni, uno schiaffo alla libera concorrenza, ma ancora di più al giusto ritorno al pubblico della gestione. Dato che il Lupi perde il pelo, ma non il vizio, sempre in materia di autostrade troviamo lo spreco di risorse pubbliche più grave: la proposta di defiscalizzazione in favore dei privati per l'autostrada Orte-Mestre (un'opera faraonica lunga 400 km che costerebbe oltre 10 miliardi), inutile in quanto i flussi di traffico attuali e futuri che interessano la SS 309 Romea e la E-45, non giustificano in alcun modo la costruzione di un'altra autostrada che diventerebbe di fatto un doppione della A-1 e della A-14/A-13.
Dobbiamo sottolineare una grave omissione di Renzi/Lupi, che non hanno impugnato la legge regionale della Campania n. 16 del 7 agosto 2014, ovvero il blitz estivo con cui il Consiglio regionale ha riaperto in maniera indecente e illegittima il condono edilizio in una delle regioni più massacrate dall'abusivismo edilizio.
Un'altra "chicca"la ritroviamo nelle norma che favoriscono lo sfruttamento delle fonti fossili a discapito dei territori e dell’ambiente. Con lo Sblocca Italia si sostituiscono le vecchie fasi di prospezione, ricerca e coltivazione con una concessione unica della durata di 30 anni, 10 in più rispetto alla normativa precedente, semplificando le procedure e allungando i tempi per il quale è possibile esercitare l’attività estrattiva sul territorio perfino con proroghe che potrebbero arrivare fino a 50 anni. Inoltre, viene accentrato il potere autorizzativo per la Valutazione di impatto ambientale (VIA) dei progetti, dalle Regioni al Ministero dell’Ambiente: entro 90 giorni le Regioni dovranno inviare al Ministero tutte le istruttorie dei titoli vigenti e dei procedimenti in corso.
Un duro colpo di mano alle amministrazioni territoriali e locali per favorire le attività delle compagnie petrolifere e compromettere lo sviluppo delle economie locali del settore agricolo e turistico, fortemente legate alla valorizzazione e alla tutela della bellezza del territorio e del paesaggio. Il futuro del nostro Paese non può essere distorto dall’incapacità del Governo Renzi di non voler voltare pagina e rottamare le vecchie logiche di potere con le quali si continua a favorire clienteralmente un gruppo di interesse particolare, senza guardare all'interesse collettivo e in particolare ai giovani che vogliono costruire il loro futuro.
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